Vittoria dei consumatori sulla bolletta a 28 giorni: la commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera all’emendamento che prevede la fatturazione su base mensile o di multipli del mese per imprese telefoniche, reti televisive e servizi di comunicazioni elettroniche. Le compagnie avranno 120 giorni dall’entrata in vigore della legge per adeguarsi. In caso di violazione della norma si applicherà un indennizzo forfettario pari a 50 euro in favore del consumatore, maggiorato di 1 euro per ogni giorno successivo alla scadenza del termine assegnato dall’Autorità delle Comunicazioni.
Previsto anche il raddoppio delle sanzioni comminabili dall’Authority delle Comunicazioni, che diventano da un minimo di 240mila euro ad un massimo di 5 milioni. Ancora dubbi, invece gliindennizzi per il pregresso, ossia per le violazioni che ci sono state dal giorno in cui è entrata in vigore la delibera dell’Autorità delle Comunicazioni che prevede per la telefonia fissa la fatturazione mensile (ossia il 23 giugno 2017) e la data in cui entrerà in vigore la norma approvata
E’ una grande vittoria per noi dell’Unione Nazionale Consumatori che ci siamo battuti attraverso la campagna #nofattura28giorni dal momento stesso in cui i principali operatori della telefonia hanno modificato la periodicità dell’invio delle bollette da mensile a settimanale chiedendo il ripristino delle vecchie condizioni.
Ricostruiamo quanto è successo negli ultimi mesi: tutto è cominciato quando i principali operatori della telefonia hanno modificato la periodicità nell’invio delle bollette da mensile a settimanale, in pratica hanno deciso di inviare una bolletta ogni 28 giorni. Ciò significa che le mensilità diventano 13 e non più 12, comportando un aggravio delle tariffe in media dell’8,6%.
L’AGCOM E LA DIFFERENZA TRA TELEFONIA FISSA E MOBILE
Grazie all’interessamento della nostra organizzazione, AGCOM era già intervenuta il 24 marzo 2017 con una delibera nella quale si stabiliva che per la telefonia fissa il criterio della fatturazione doveva essere il mese, mentre per la telefonia mobile la cadenza della fatturazione non poteva essere inferiore a 28 giorni.
L’associazione che rappresenta le compagnie telefoniche Asstel, è subito intervenuta, dichiarando che la delibera era del tutto priva di basi giuridiche di riferimento, non avendo AGCOM, a loro dire, il potere di disciplinare il contenuto dei rapporti contrattuali fra operatori e clienti, quale ad esempio la durata di rinnovo e dei cicli di fatturazione, ma potendo solo intervenire in materia di trasparenza informativa, annunciando di voler tutelare i diritti delle aziende nelle sedi più opportune, ripristinando il diritto degli operatori al libero esercizio dell’attività di impresa.
Una tesi bizzarra, considerato che l’intervento di AGCOM, a nostro avviso del tutto legittimo, mira proprio ad una maggiore trasparenza informativa; d’altronde lo spiega la stessa Autorità che vede nella fatturazione a 4 settimane un vizio di trasparenza, sostenendo che se può essere accertata nella telefonia mobile (dove il 76% del traffico è prepagato), invece nel fisso il pagamento con addebito diretto su conto corrente bancario con il Rid rende difficoltoso per il consumatore comprendere gli aumenti.
Libertà di impresa, poi, non significa poter fare contratti a proprio piacimento, senza alcuna regola certa, tanto più se consideriamo che si tratta di contratti per adesione, con evidenti disparità tra utente e fornitore dove è quest’ultimo a fissare unilateralmente le clausole contrattuali.
L’INTERVENTO DELL’UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI
L’Unione nazionale Consumatori è prontamente intervenuta presentando un esposto all’Autorità delle Comunicazioni chiedendo di “adottare una regolamentazione urgente che preveda, nel caso di offerte bundle (internet, telefono e pay tv), che la cadenza di rinnovo e fatturazione vada individuata nel mese, quale periodo temporale minimo, per consentire all’utente di avere una corretta e trasparente informazione sui consumi fatturati“.
In pratica, abbiamo chiesto di integrare la delibera del mese di marzo, che si limitava a disciplinare la sola telefonia, fissa e mobile, inserendo anche le rete televisive e le offerte miste.
Tuttavia dalla delibera dell’Agcom di Marzo le cose non sono per niente migliorate, anzi… Anche Sky, infatti, ha pensato bene di fatturare, a partire dal 1° ottobre, ogni 28 giorni invece che una volta al mese, e, per di più, lo ha fatto pure per le offerte miste che nel pacchetto includono, oltre alla tv, anche il telefono fisso ed internet, come quelle con Fastweb o con Tim.
Per questo, con segnalazioni depositate nel corso del mese di settembre 2017, l’Unione Nazionale Consumatori ha richiesto l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercatoper valutare il comportamento di Sky Italia anche perché (secondo quanto ci segnalano gli stessi consumatori) sarebbero state attuate pratiche volte a rendere difficoltoso il recesso di quei consumatori che hanno deciso di sciogliersi dal contratto una volta ricevuta la comunicazione della nuova periodicità della fatturazione. Per contestare questa richiesta illegittima scarica il modulo.
Intanto, lo scorso 20 ottobre, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso di diffidare Sky Italia in relazione alla decisione di fatturare a partire dal primo ottobre ogni 4 settimane e non più su base mensile, chiedendo una completa informativa agli utenti, anche sull’esercizio del diritto di recesso.
I PRIMI SVILUPPI
La delibera dell’Autorità delle Comunicazioni del 24 marzo dava un termine di 90 giorni per adeguarsi alle nuove regole per la telefonia fissa (fatturazione mensile e non a 28 giorni), abbondantemente passati, ma gli operatori telefonici l’hanno disattesa. L’Agcom il 14 settembre ha, quindi, comunicato di aver avviato “procedimenti sanzionatori nei confronti degli operatori telefonici Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb per il mancato rispetto delle disposizioni relative alla cadenza delle fatturazioni e dei rinnovi delle offerte di comunicazioni elettroniche“, ricordando di aver stabilito che per la telefonia fissa l’unità temporale per la cadenza delle fatturazioni doveva avere come base il mese o suoi multipli. “Al termine delle verifiche effettuate da Agcom – prosegue il comunicato – è risultato che gli operatori menzionati non hanno ottemperato alla delibera dell’Autorità. Agcom sta inoltre valutando l’adozione di ulteriori iniziative, anche per evitare che le condotte dei principali operatori di telecomunicazioni possano causare un effetto di “trascinamento” verso altri settori, caratterizzati dalle stesse modalità di fruizione dei servizi“.
Ma intanto gli operatori continuavano a inviare fatture ogni 28 giorni: ecco perché era importante un intervento del legislatore perché fosse imposto (per legge, appunto) il ritorno alla fatturazione mensile. Naturalmente le società sono andate all’attacco del Parlamento chiedendo che la fatturazione ogni 4 settimane restasse per il mobile, cioè la maggior parte dei contratti interessati. Secondo gli operatori telefonici, una fattura in più all’anno non sarebbe un danno per i consumatori, ma permetterebbe loro di usufruire di più traffico telefonico. Da quanto riportato da note di stampa, le società telefoniche sosterrebbero che la maggior parte dei clienti ha un contratto che prevede un numero di sms, giga e minuti di chiamate limitati, esauriti i quali si inizia a pagare ogni cosa a consumo. Con la fatturazione classica, il cliente deve spendere i suoi minuti, sms e giga in 30 o 31 giorni e questo implica la possibilità maggiore che esaurisca quanto messo a sua disposizione dall’operatore andando, di conseguenza, a pagare il traffico in più. Con la fatturazione a 28 giorni, invece, il rischio è meno alto.
Tutto ciò per noi è inaccettabile e per fortuna i parlamentari non hanno abboccato!
L’ITER NORMATIVO
Grazie anche al nostro interessamento le istituzioni si sono mobilitate: Alessia Morani, vice-presidente del gruppo del Pd alla Camera e l’europarlamentare Pina Picierno hanno dichiarato che è una priorità bloccare la cattiva pratica delle compagnie telefoniche e anche delle pay-tv di inviare le bollette ogni 28 giorni, in modo da mascherare un aumento delle tariffe.
L’onorevole Morani, il 12 ottobre ha mantenuto la promessa di depositare una proposta di legge che prevede l’obbligo della fatturazione dei servizi su base mensile, un irrobustimento dei poteri di vigilanza delle Authority, un aumento delle sanzioni comminabili da queste ultime e, udite udite, la restituzione delle somme indebitamente percepite da parte degli operatori. La stessa Morani ha dichiarato: “mi auguro che il Governo, anche alla luce dell’impegno assunto dalla Ministra Finocchiaro durante il question time di metà settembre a risolvere questo problema, al fine di garantirne l’approvazione, inserisca le norme nella Legge di Bilancio. Se così non fosse, comunque, inseriremo la proposta sotto forma di emendamento alla stessa legge di Bilancio”.
Sul tema è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda che ha dichiarato che la questione delle fatture a 28 giorni, invece che a 30, è una cosa che va messa a posto il più rapidamente possibile, perché è inaccettabile. A queste affermazioni ne sono però seguite delle altre: inizialmente Carlo Calenda ha sostenuto che gli interventi in manovra sulla fattura a 28 giorni saranno “pro-futuro” il che vorrebbe dire che i consumatori non sarebbero rimborsati dei soldi indebitamente sottratti finora, poi ai primi di novembre ha espresso apprezzamento per “buona parte dell’emendamento proposto dal Pd” il che potrebbe far pensare che sarà restituito il maltolto ai cittadini.
STOP DEL PARLAMENTO: LE BOLLETTE TORNANO MENSILI
E arriviamo alla nostra vittoria: il 14 novembre, la commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera all’emendamento che prevede la fatturazione su base mensile o di multipli del mese per imprese telefoniche, reti televisive e servizi di comunicazioni elettroniche. Le compagnie, come detto, avranno 120 giorni dall’entrata in vigore della legge per adeguarsi. In caso di violazione della norma si applicherà un indennizzo forfettario pari a 50 euro in favore del consumatore, maggiorato di 1 euro per ogni giorno successivo alla scadenza del termine assegnato dall’Autorità delle Comunicazioni. Previsto anche il raddoppio delle sanzioni comminabili dall’Authority delle Comunicazioni, che diventano da un minimo di 240mila euro ad un massimo di 5 milioni.
Sono state accolte dunque le nostre richieste sull’estensione alle pay tv, l’aumento delle sanzioni e l’indennizzo forfettario, mancano, però, gli indennizzi per il pregresso, ossia per le violazioni che ci sono state dal giorno in cui è entrata in vigore la delibera dell’Autorità delle Comunicazioni che prevede per la telefonia fissa la fatturazione mensile, ossia il 23 giugno 2017, e la data in cui entrerà in vigore la norma approvata. Se l’indennizzo per il passato non sarà inserito nel testo finale della legge, l’Unione Nazionale Consumatori si rivolgerà nuovamente all’Autorità delle Comunicazioni. .
COSA ACCADRA’ ADESSO?
Restano due temi sul tavolo: quello dei rimborsi per quanto pagato illegittimamente dai consumatori in questi mesi; quello delle tariffe che gli operatori stabiliranno d’ora innanzi, tornando alla fatturazione mensile, per cercare di attenuare il “danno” economico di questa normativa.
Due fronti sui quali l’Unione Nazionale Consumatori terrà alta la guardia chiedendo anche all’Autorità Antitrust e all’Agcom di attivare uno specifico monitoraggio. Perché non è ancora finita! Continuate a seguirci…
Autore: Simona Volpe
Data: 15 novembre 2017