Si tratta di un rincaro che grava pesantemente sulle tasche delle famiglie e che non trova alcuna giustificazione nella stessa delibera n. 59 del 15.2.2017, che si limita solo ad indicare le nuove tariffe, senza spiegare in alcun modo perché si sia giunti a questa decisione.
A tale proposito ci auguriamo che questi aumenti non siano da attribuire al mancato recupero, da parte del Comune, di quanto dovuto da coloro che non sono in regola con i pagamenti.
Sarebbe davvero paradossale se i costi derivanti dalle inefficienze di altri si andassero a scaricare sulle famiglie più ligie ai loro doveri.
Sotto altro profilo, davvero inaccettabile appare l’effetto retroattivo dell’entrata in vigore del nuovo regime tariffario, in ragione del fatto che le famiglie che hanno optato per il tempo prolungato, ad inizio anno scolastico, lo hanno fatto sulla base delle condizioni poste all’epoca dal Comune, che non possono essere modificate unilateralmente dall’ente locale perché in tal modo si andrebbe a ledere il principio basilare del “legittimo affidamento” riposto dalle famiglie nella permanenza dei costi del servizio per tutto l’anno scolastico.
Non c’è dubbio, infatti, che con la sottoscrizione del modulo di adesione al servizio mensa, si è sostanzialmente stipulato un contratto tra le famiglie e il Comune che, ora, ad anno scolastico in corso, quest’ultimo decide di modificare unilateralmente senza tenere in alcuna considerazione gli interessi legittimi dei genitori e, soprattutto, dei bambini fruitori del servizio.
Né si può davvero accettare che l’entrata in vigore di questo nuovo regime tariffario inizi a decorrere da gennaio, in palese violazione del principio basilare di irretroattività delle norme in materia tributaria.
A tal fine l’Unione Nazionale Consumatori, nel censurare il comportamento del Comune, si riserva la possibilità di valutare la sussistenza dei presupposti per avviare un’azione giurisdizionale dinnanzi agli organi competenti, non potendosi accettare un così considerevole aumento delle tariffe che grava pesantemente sui bilanci familiari, a fronte (tra l’altro) di un servizio che presenta gravi lacune ed inefficienze, così come denunciato in questi giorni da tantissimi cittadini.
Ci auguriamo che il confronto convocato per mercoledì prossimo tra una delegazione dei genitori e il Commissario Prefettizio, Dott. Mauro Passerotti, porti qualche significativo risultato onde evitare questi insensati aumenti che penalizzano le famiglie e si scaricano, indirettamente, anche sui bambini e sulla stessa attività didattica dal momento che molti genitori stanno decidendo in questi giorni di prelevare i propri figli alle ore 12.00.
Sotto altro profilo, ci auguriamo che il Comune di Molfetta e i dirigenti scolastici pongano in essere tutte le iniziative di loro competenza al fine di rendere concreto ed effettivo il diritto (sancito in diverse sentenze) dei bambini di poter consumare – ove vi sia la volontà espressa dalle famiglie in tal senso – il pasto preparato a casa, senza che questo comporti la separazione delle classi tra “bambini di serie A” che consumano il pranzo della mensa (magari perché le famiglie si possono permettere tariffe così esose), e “bambini di serie B” che, relegati in altri ambienti e separati dai propri compagni, consumano il pranzo portato da casa.
Spetta al Comune garantire le condizioni affichè il momento del pasto (che, lo ricordiamo, rientra comunque tra le attività didattiche) rappresenti davvero un momento di condivisione e socializzazione, e non un momento di esclusione sociale, magari sulla base del censo, che andrebbe a penalizzare solamente i più piccoli.
Su tutto questo ci aspettiamo, già dai prossimi giorni, risposte concrete, confidando nel senso di responsabilità da parte di tutte le parti in causa.
L’Unione Nazionale Consumatori sarà al fianco di genitori e famiglie, e sta raccogliendo segnalazioni su eventuali disservizi nell’ambito del servizio mensa, o consigli e suggerimenti su come poterlo migliorare.
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